Assoro

Carattere preminente del territorio di Assoro sono le numerose miniere di zolfo, tra cui Zimbalio, Capobianco, Rassuara, Piliere, Pietramaggiore, Donna Carlotta, Giangagliano, Bambinello e Vodi. Intensamente sfruttate a partire dalla metà dell’Ottocento, in particolare per la produzione di soda, hanno trainato un massiccio impiego di manodopera, raddoppiando la popolazione dello storico borgo. Oltre allo zolfo, la collocazione sul Monte Stella, negli Erei, che ospita sul fianco occidentale l’abitato a 900 metri d’altezza, offre un panorama imponente dominando il territorio circostante.

La storia assorina, anche per la posizione strategica, è segnata da numerose dominazioni: dopo greci, romani e cartaginesi, ha subito l’invasione normanna e contrastato quella musulmana. Il territorio di Assoro ha restituito preziosi reperti archeologici, come le testimonianze elleniche e romane rinvenute anche nelle campagne circostanti dove doveva sussistere una vasta curtis, un insieme di ville signorili utili all’otium ma anche alla gestione delle fertili terre della zona.

La panoramica piazza centrale insiste sul complesso dell’antica Abazia di Santa Chiara, fondata nel XV secolo da Virginia Valguarnera. Il centro storico, fedele all’impianto originario, si distingue per la sua architettura omogenea e gli edifici ben conservati. Tra questi spiccano il Palazzo della Signoria, edificato nel 1492 per volere dei nobili Valguarnera, con portali bugnati e balconi in pietra finemente lavorati, che si collega con un passaggio ad arco alla Basilica di San Leone, mirabile esempio di stile gotico arricchito da influenze arabe e catalane.
Tra i complessi di maggiore rilievo il Convento di Santa Maria degli Angeli, di recente oggetto di intervento e allestimento museografico con finalità espositive, culturali e ricettive. I temi del percorso museale, organizzato secondo una sequenza cronologica, si muovono dall’età contemporanea fino a quella antica e comprendono l’arte e i luoghi di Elio Romano – che ha restituito la suggestione della Valle di Morra attraversata da una via millenaria, un tempo costellata di santuari, via sacra che i pellegrini della Rocca di Cerere percorrevano per raggiungere e venerare il Santo di Agira – e la secolare tradizione delle zolfare assorine, con i nessi storico-letterari ad essa legati, la civiltà contadina dell’entroterra siculo, l’archeologia e il mito, come quello di Crisa, divinità fluviale che personifica l’antico fiume omonimo, l’odierno Dittaino, o di Cerere che, secondo alcune versioni del mito, proprio attraverso la contrada Morra si sarebbe spinta fino alle falde dell’Etna, regno degli inferi, in cerca della figlia rapita da Plutone.

Sulla strada moderna di arroccamento al Castello si apre una grotticella, probabilmente una tomba protostorica, trasformata in chiesa rupestre in periodo bizantino ed ancora oggi sentito luogo di devozione, sulle cui pareti si distinguono diversi cicli di affreschi, dedicata alla Madonna della Mercede.
Il Castello è posto sulla parte più alta della montagna e doveva avere un corpo centrale a pianta regolare del quale rimane visibile parte dell’apparato murario e la pianta con pochi filari. Le fortificazioni sono ricavate con un sapiente gioco architettonico tra i volumi scavati nella roccia e quelli costruiti con solide murature. Ancora visibili una grande cortina muraria conclusa da un torrione pieno a pianta circolare e una seconda munita di finestre che si affacciano sulla valle e un ambiente sotterraneo di passaggio.
Assoro si dimostrerà fortemente legato alle sorti dell’attività estrattiva, dal declino iniziato nel secondo dopoguerra, fino alla definitiva dismissione delle solfatare negli anni Novanta dello scorso secolo. Tuttavia, la presenza delle miniere disseminate sul territorio continua a rappresentare un elemento identitario di grande rilevanza, appartenente a un passato recente di cui non può essere persa la memoria.
Di tutto questo mondo oggi rimangono tangibili solamente i ruderi, ciò che rimane delle sale con i potenti argani che facevano salire e scendere le gabbie, trasportavano carrelli, minerali e minatori e le officine dove si lavorava sugli attrezzi, le chiesette con l’effige di Santa Barbara, le lampisterie, le cabine elettriche, i forni, le vasche di decantazione. Permangono sparsi castelletti in rovina, vistose strutture erette alla bocca dei pozzi profondi centinaia di metri per sorreggere le pulegge di rinvio delle funi e le tracce dei calcaroni, ampi forni di fusione in cui si separava lo zolfo rifinito dalle impurità e qua e là tracce della ferrovia, buie gallerie e caselli fatiscenti, superstiti segnali di un lento sistema di trazione a cremagliera per il trasporto dei minatori, abbonato da decenni. Ciò che invece inevitabilmente precipita nell’oblio è la dura, terribile esistenza di intere generazioni di uomini, le crude testimonianze di padri di famiglia che hanno dovuto lavorare nudi e inabissati al buio in fondo ai tunnel, con turni estenuanti alle dipendenze dei padroni, inondati da fumo che senza scampo portava gravi conseguenze alla salute. Lentamente è sbiadita la tenerezza che si leggeva nei visi dei carusi, piccoli schiavi carichi di gravosi sacchi di zolfo di circa il doppio del loro peso, maltrattati e affidati dalle stesse famiglie costrette dalla fame, dietro pagamento del cosiddetto soccorso o anticipo morto (da https://conventodegliangeli.it/il-paesaggio-minerario).

La Mappa di Comunità racconta il territorio attraverso lo sguardo di chi lo vive: un patrimonio condiviso di memorie, luoghi e saperi che rafforza il legame tra cultura e identità locale.

Geositi

Trubi di Cugno Galera

L’area assorina testimonia l’abbondante deposizione dello zolfo ad opera dei batteri solfato riduttori, assieme ad altri significativi siti minerari legati alla successione evaporitica quali Pasquasia e Corvillo, miniere di sali potassici e matrici geologiche dei due secoli di storia in cui la Sicilia diventa la maggiore grande produttrice mondiale di zolfo. I Trubi sono costituiti principalmente da marne (rocce argillose) e calcari, con una caratteristica alternanza di strati; spesso di colore chiaro, bianco o giallastro, e si presentano in strati di spessore variabile, da pochi centimetri a decine di centimetri. Si tratta di una formazione geologica pliocenica formata in un ambiente di mare profondo, probabilmente oltre i 500 metri di profondità.

Placcone di Leonforte-Assoro-Nissoria

Si tratta di calcareniti tenere, formate in età medio-suprapliocenica, mal cementate, di colore giallo-arancio, ricche di macro e microfauna, con intercalazioni di calcareniti litoidi di color arancio-rossastro, a stratificazione incrociata. Le calcareniti non sono quasi mai continue ma hanno aspetto lenticolare e presentano frequenti passaggi eteropici con sabbie e sabbie-argillose. Ai piedi delle scarpate calcarenitiche si riscontrano frequenti blocchi crollati. Le sabbie sono costituite da elementi a granulometria fine, contengono noduli e lenti arenacee, hanno color nocciola giallastro e sono anch’esse ricche in macro e microfauna. Originano una morfologia poco acclive, con deboli pendii e spesso sono interessate da un processo di pedogenesi che produce un fertile suolo messo a coltura, come testimonia l’ambiente campestre della contrada Morra.

Patrimonio archeologico

Vecchia ferrovia Dittaino-Assoro-Leonforte

Le strade ferrate assorine rappresentano una significativa testimonianza di archeologia industriale legata alla diffusa cultura dello zolfo: già dalla seconda metà dell’800 si avvertiva infatti l’esigenza di una strada ferrata, per facilitare lo spostamento dei lavoratori pendolari verso le miniere di zolfo disseminate nel territorio circostante, favorendo la coincidenza con i treni per i bacini minerari di Valguarnera, Grottacalda e Floristella, con la ferrovia Palermo Catania e con la tramvia Raddusa-Miniere di Sant’Agostino. Dopo una lunga progettazione i lavori della ferrovia Dittaino-Leonforte sono partiti nel 1906, agli albori della costituzione delle Ferrovie dello Stato, fortemente sostenuti dal Ministro assorino Edoardo Pantano. La prima tratta ferroviaria di 10 chilometri che partiva dalla stazione di Dittaino a 255 metri s.l.m., doveva raggiungere Assoro ad una altitudine di 691 metri s.l.m. La costruzione procedette molto a rilento, sia per le difficoltà che presentava l’elevata pendenza del tracciato, curve e controcurve, ponti, gallerie sulle propaggini collinari con un’ascesa del 75 per mille, che per lo scoppio del primo conflitto mondiale che distolse fondi e manodopera. L’inaugurazione della prima tratta Dittaino-Cavalcatore è del marzo 1918. A distanza di tre anni la ferrovia raggiuge Assoro e, infine, nel 1923 Leonforte per un totale di poco meno di 15 chilometri. Si trattava di un servizio tanto lento che in alcuni tratti i passeggeri seguivano a piedi l’incedere dei vagoni, risalendo sulla vettura qualche curva più in là ma rappresentava un significativo strumento di emancipazione nella durezza del lavoro minerario. Nel 1959 è disposta la chiusura della linea all’esercizio e messo in funzione un autoservizio sostitutivo, e definitivamente soppresso nel 1961 con grande malcontento della popolazione, che ancora una volta si sentì privata della speranza di un possibile sviluppo sociale ed economico.

Musei

Museo della Casa del Pittore Elio Romano a Murra

Paesaggisticamente l’area del Piano di Murra è tra le più interessanti della ruralità ennese. Raffinato estimatore di questo paesaggio è stato il pittore Libero Elio Romano che si trasferì stabilmente, scegliendo di vivere nella sua tenuta di famiglia, una casa colonica d’impianto ottocentesco, che conserva i suoi interventi, affreschi e opere scaturiti dal contatto viscerale con la terra circostante.

Prodotti e saperi della terra

Ramette, cucciddhati, cavateddhi, sfince

La cucina assorina è legata alla produzione di dolci antichi a sancire abbondanza e qualità della coltivazione del grano, come i biscotti della mietitura, tradizione ormai perduta, oppure ramette (preparati per occasioni come fidanzamenti e matrimoni), raviola di ricotta assorina (impastati col vino), sfingi di pane, uova e latte, cavatedda di vinicuattu di ficodindia, mostarda di ficodindia, cavatedda di miele e mandorle tritate, giammelle, ’nfasciatiaddi tipici di San Giorgio.

Feste e tradizioni

Venerdì Santo

La sera del Venerdì Santo il crocifisso ligneo a grandezza naturale viene posto su una vara, sorretta da lunghe aste su cui sono disposte diverse lanterne accese, sorretta a spalla dai devoti detti nudi perché compiono il percorso rituale a piedi scalzi. Tradizionale è l’accompagnamento delle lamentazioni, i cui testi sono tramandati oralmente e restano ancorati a forme arcaiche del dialetto siciliano. Nel repertorio assorino nel canto polifonico intervengono contemporaneamente due voci soliste mentre tipicamente il coro sottolinea l’ultima strofa. Durante la processione in tre punti del centro storico il Crocifisso viene girato su sé stesso tramite una leva posta alla base delle aste della vara a spalla, in segno di benedizione verso i presenti e il paese intero.

Fuga in Egitto

Ogni sette anni, il 19 marzo, nella ricorrenza cattolica di San Giuseppe, si svolge la sacra rappresentazione della Fuga in Egitto che coinvolge attivamente la comunità come attori e partecipanti attraverso il dedalo di vicoli e piazze del centro storico. Si tratta della messa in scena che attinge al filone sacro popolare, e viene anche detto La Casazza perché per primi monaci inglesi programmarono rappresentazioni per la divulgazione delle sacre scritture recitate a “casaccio”, cioè senza l’uso del copione.

Festa della Maria Santissima degli Angeli

Assoro ospita durante la festa della Maria Santissima degli Angeli, nel mese di agosto, una processione con fercolo che viene portato a spalla dai congregati in saio bianco a piedi nudi, di grande impatto visivo ed emotivo.

Il Centro del Geoparco è un punto di riferimento aperto al pubblico, dove il territorio si racconta attraverso la cultura materiale: luoghi, oggetti e memorie che testimoniano il legame profondo tra le comunità e i paesaggi.

Convento di S. Maria degli Angeli

Complesso conventuale voluto dai padri riformati nel XVII secolo, ospita oggi un centro di interpretazione che testimonia le caratteristiche morfologiche, geologiche, ambientali e identitarie di Assoro e del territorio circostante. Nella pregevole struttura è allestito un percorso museografico che comprende una sezione archeologica, una raccolta delle opere di Elio romano e una sezione antropologica dedicata alla civiltà contadina e mineraria. Luogo di ospitalità, info point, punto di partenza per itinerari di visita e centro di aggregazione, il Convento degli Angeli è uno dei punti di accesso della Rete ecomuseale del Rocca di Cerere UNESCO Global Geopark.

https://conventodegliangeli.it/

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