Attorno alla Rocca, scavi tuttora in corso, stanno portando alla luce diverse fasi della storia della città a partire dalla sua ellenizzazione. La posizione strategica difensiva e panoramica nell’antichità la rende un obiettivo ambito: Siracusa la occupa due volte poi cade sotto il controllo dei cartaginesi, per essere liberata da Pirro nel 277 a.C. Nella Prima guerra punica si allea con i romani ma si ribella durante la successiva perdendo lo status di “città libera ed esente” e diventa il centro nevralgico della rivolta degli schiavi guidata da Euno subendo gravi devastazioni. Nell’859 gli arabi la strappano a Bisanzio ribattezzandola Qaṣr Yanī, da cui il nome storico di Castrogiovanni. La riconquista da parte di Ruggero d’Altavilla avviene solo nel 1087 diventando dimora privilegiata per gli svevi e gli aragonesi con lo suo status di città demaniale fin dall’epoca normanna. A partire dalla seconda metà del XVI secolo, la città con una solida impronta rurale prospera come centro agricolo e minerario con lo sfruttamento di giacimenti di zolfo e di sali di potassio, subendo nel corso del XVIII secolo un brusco calo demografico a causa del movimento di colonizzazione dei feudi e il popolamento delle aree dell’attuale provincia.
La cuspide orientale, parte dell’antica acropoli, è occupata dalla Rocca di Cerere, dove sorgeva il santuario delle divinità ctonie che ha reso noto il centro nel Mediterraneo antico. La cima in calcarenite, quasi completamente isolata dal resto del monte, coincide con un vigoroso masso roccioso ampiamente lavorato in periodo classico che doveva essere il nucleo del temenos sacro a Demetra e Kore. Salendo sul masso della monumentale scala originaria si gode una veduta panoramica che domina la gran parte dell’isola.
Per il visitatore di oggi la sommità della città turrita è condivisa con l’imponente castello regio detto di Lombardia, dalla cui spianata inizia l’arteria principale che attraversa il centro storico, l’antica Sharia, che si apre ai quartieri antichi conservati secondo una quasi inalterata planimetria araba con vicoli e cortili chiusi. Lasciando la città turrita la composizione urbana attuale comprende la città bassa e il Villaggio Pergusa, nodo della rete ecomuseale di SimGeo.
Posto sulle rive dell’omonimo lago, la frazione ennese di Pergusa nasce negli anni trenta del Novecento, in concomitanza con una forte azione di bonifica delle parti paludose del bacino lacustre, zone in cui era endemica la presenza di anofele portatrici di malaria, e la costruzione del quartiere governativo nella città alta. Infatti, una volta bonificato il Pergusa, il regime fascista ne colonizza le sponde con il trasferimento in casette rurali delle famiglie ennesi sottratte all’abitazione in grotte o costrette allo sfratto per l’apertura della odierna piazza Garibaldi, per la costruzione dei palazzi del Governo, INCIS e delle Corporazioni, organizzando il centro attiguo in stile littorio.