Modelli insediativi e patrimoni ancestrali

L’itinerario parte dal visitor center di Villarosa, il Museo della Memoria che espone beni materiali etno-antropologici della civiltà contadina e mineraria locale. Le forme di vita del mondo rurale sono però leggibili anche nel centro cittadino, fondato con licentia populandi su un impianto progettato da una donna, Rosa Ciotti.

Villarosa infatti è solo l’esempio più recente (1762), nella rete ecomuseale, a rappresentare – insieme a Nissoria, Valguarnera Caropepe e Leonforte – la pianificazione territoriale del feudalesimo siciliano, quando tra il XVI e il XVIII secolo, il paesaggio aspro e rurale del centro dell’isola subisce un processo di “colonizzazione interna” con la sistematica fondazione di feudi dedicati alla cerealicoltura e alla pastorizia, alcuni nel XIX secolo trasformati in centri minerari.

I modi di abitare sono sempre modi di interazione con l’ambiente, capaci di adattarsi alle sue specifiche condizioni. In questo senso uno straordinario patrimonio ecomuseale è testimoniato dalla diffusa architettura rupestre, come nel caso del villaggio bizantino e per altri aspetti dell’impervio e difensivo abitato di Calascibetta.

I modelli di insediamento costituiscono dunque una chiave interpretativa per comprendere il paesaggio antropizzato dell’ecomuseo. Attraverso questo asse tematico è possibile leggere i centri storici della rete ecomuseale non solo come spazi fisici ma come risultato di un lungo processo di trasformazione e significazione umana.

Un intreccio di storie e luoghi da seguire passo dopo passo: la mappa interattiva guida l’esplorazione della rete ecomuseale attraverso un itinerario narrativo.

Visitor Center Museo della Memoria

Il museo, allestito in Villa Lucrezia, residenza estiva ottocentesca di una rinomata famiglia baronale locale, espone oggetti etno-antropologici legati alla civiltà contadina e mineraria della zona. Attraverso abiti, utensili e suppellettili utilizzati tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, racconta il ciclo della vita a Villarosa e nel centro Sicilia, dalla nascita alla morte, valorizzando reperti donati dalla comunità e illustrando usi, tradizioni e aspetti della vita quotidiana, familiare e sociale. Al piano inferiore, una selezione di strumenti da lavoro e fotografie testimonia con realismo la durezza delle condizioni nelle miniere, offrendo uno sguardo diretto sulla realtà mineraria locale.

Villarosa

Necropoli di Realmese e Malpasso

Nel territorio di Calascibetta, l’abitare si esprime in forme arcaiche e profonde, legate alla roccia e al culto dei morti. Le necropoli a grotticella artificiale, scavate nei costoni di arenaria, rappresentano uno dei segni più antichi della presenza umana, modellata in simbiosi con il paesaggio. La necropoli di Realmese, con oltre cento tombe risalenti all’età del Bronzo finale, mostra strutture circolari o quadrangolari con copertura a volta convessa, scavate direttamente nella calcarenite. In epoca bizantina, alcune di queste tombe furono riutilizzate come abitazioni, segno di un riadattamento funzionale dello spazio rupestre: luoghi un tempo destinati ai morti diventano rifugio per i vivi, rivelando una continuità concreta e simbolica dell’abitare.
Più antica ancora è la necropoli di Contrada Malpasso, databile tra il 2500 e il 2000 a.C., dove emergono le cosiddette tombe a grappolo: ambienti comunicanti, disposti su livelli diversi, che evocano una primitiva idea di convivenza collettiva, forse il primo esempio di uno “spazio abitato” condiviso nell’isola. In queste necropoli, la roccia diventa architettura, memoria e protezione: un modo originario di abitare che intreccia vita, morte e paesaggio.

Calascibetta

Villaggio bizantino Canalotto

L’insediamento rupestre di Canalotto, frequentato dalla tarda Età del Rame fino al XX secolo, testimonia la continuità abitativa e culturale del territorio, con un particolare rilievo per il periodo bizantino (535–827 d.C.), precedente alla conquista araba della Sicilia. L’habitat rupestre, già consolidato prima dell’arrivo degli Arabi, fu da questi adottato per affinità con le loro aree d’origine.
Il sito conserva tracce di varie epoche: tombe a grotticella di età protostorica, tombe a camera greco-arcaiche scavate nella roccia, strutture romane e tardo-antiche: arcosoli (nicchie ad arco usate per le sepolture) e columbaria (camere con nicchie utilizzate per deporre le urne cinerarie).
In età bizantina molte cavità furono trasformate in luoghi di culto, come le due chiese rupestri, e in centri di produzione, come dimostrano i due palmenti (strutture per la spremitura di uva o olive) e altri ambienti dedicati alla lavorazione di materie prime.
La presenza di un qanat per la raccolta delle acque attesta le tecniche idrauliche introdotte durante la dominazione araba.
Utilizzate anche come rifugi durante la Seconda Guerra Mondiale, molte grotte rimasero in uso come stalle fino alla fine del Novecento.

Calascibetta

Cozzo Matrice

L’area archeologica, gestita dal Parco Archeologico di Morgantina e della Villa del Casale, occupa una delle alture formanti il bacino del lago di Pergusa e ospita le testimonianze di un grande centro indigeno ellenizzato che dall’età del rame vive sino alla età classica. Un vasto temenos sacro si apre su un paesaggio mozzafiato su gran parte dell’isola.

Enna

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