La spontaneità dell’insediamento rupestre e, insieme, la sua complessità si spiegano anche per la conformazione della calcarenite, facile da incavare e tuttavia resistente a sfaldamenti e crolli, come nelle grotte scavate nella roccia viva, utilizzate come prigioni in epoca medievale ma testimonianza di insediamenti rupestri bizantini, ancora ben visibili lungo la Via Carcere, che si apre in cima alla tortuosa via principale che conduce in alto nell’area un tempo del castello, con la torre superstite della fortificazione normanna, poi del Duomo costruito a partire dal 1340 e destinato per privilegio regio ad essere “Cappella Palatina”, a riprova dello splendore conosciuto in epoca normanna.
Spettacolare la vista panoramica che si offre sia dal lato meridionale, con l’imponente mole di Enna, che su quello settentrionale, con la lunga sequenza della montagna del Val Demone e con la vicina Altesina scura di boschi svettante dal fondovalle.
Le pietre di Calascibetta, attraverso il patrimonio geologico e costruito, sono capaci come vedremo di raccontare una storia millenaria, dalle necropoli preistoriche al passato arabo e normanno, nella conservazione di un contesto paesaggistico che restituisce l’estremo fascino dell’entroterra siciliano.
